OMERTA'

ASS. CULT. BARABAO TEATRO

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  • Venerdì 07/03
  • dalle 20:45 alle 21:45
  • € 12.00
  • Teatro Montegrappa

CAST

Regia: Romina Ranzato

Testo: Ivan Di Noia

Con: Ivan Di Noia

Scenografia: Francesco Di Noia

Foto di Scena: Damiano Xodo, Giorgio Bellingardo

Tecnico Audio e Luci: Daniele Schio, Karol Urban


TRAMA

“Il fenomeno mafioso è qualcosa di più importante della criminalità: è la criminalità più l’intelligenza e più l’omertà: è una cosa ben diversa.”
Tommaso Buscetta.

Omertà è un racconto, un viaggio attraverso l’intreccio di storie così incredibili da non poter sembrare vere, 4 vite: Giovanni Falcone, giudice di Palermo, ha come obiettivo di vita, colpire il cuore, l’onore e le tasche di chi tiene sotto scacco la Sicilia e l’Italia intera. Tommaso Buscetta, il boss dei due mondi, facente parte della Mafia perdente, che chiede di poter parlare proprio con il giudice per vendicare la morte dei suoi familiari, parlando. Permette a Falcone e al Pool Antimafia di poter istruire il Maxiprocesso alla Mafia. 19 ergastoli, 342 condanne e 2665 anni di carcere. Il più grande processo penale mai celebrato al mondo. Michele Greco, detto il Papa, con le sue dichiarazioni e auguri di pace che rivolge alla Corte. Totò Riina con la sua “fame” di arrivare, di comandare, di combattere tutti coloro che tentano di fermare la sua ascesa. Quattro personaggi, che affrontano, percorrono e sviluppano la loro esistenza nella quale il confine dall’essere vittime o carnefici è molto sottile.
“Penso che occorra compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché in ciò sta l’essenza della dignità umana” Giovanni Falcone.


Note di regia

Parlare di fatti storici estremamente attuali e scottanti come le vicende malavitose che hanno condotto alla morte di uno dei più importanti giudici italiani qual è stato Giovanni Falcone, non è un’impresa semplice. E non lo è neppure crearli attraverso il teatro.

Tradurli in linguaggio teatrale pregnante, denso ed efficace ha significato:
• Una profonda conoscenza di quanto è accaduto, in modo da essere il più fedeli possibili alle reali vicende;
• Saper scegliere tra i tanti protagonisti a chi dare voce, affinché l’intersecarsi degli eventi avesse resa comunicativa e rendesse giustizia ai fatti;
• Creare, così come fa lo scrupoloso compositore musicale, un’opera che tra spazio scenico, personaggi, stili, musica, ritmo e immagini, arrivasse in modo incisivo e diretto non solo a ridestare il ricordo dello spettatore che ha vissuto quel periodo storico, ma risveglia un senso della memoria nel giovane spettatore, non presente all’epoca, arrivando quindi al cuore di tutti.
Questo è quanto ha creato in me “movimento”, nel senso più ampio del termine, quando mi è stato chiesto di seguire la regia di uno spettacolo che tanto coinvolge l’attore protagonista. Si è delineata dinnanzi ai miei occhi una sfida che ridesse vita attraverso un linguaggio teatrale vivo, a quanto Falcone diceva: “Gli uomini passano, le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini”.
Il giudice ci suggerisce un passaggio di testimone ed è quello che lo spettacolo si propone. Non solo: è quello che Falcone ha chiesto e chiede quotidianamente a tutti noi. Nessuno escluso!

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